Newsletter: “un Cuore che batte”
La prima prevenzione è risvegliare la coscienza individuale e collettiva di fronte a ciò che rimane un «abominevole delitto» come ha asserito il Concilio ecumenico Vaticano II.
Nell’arco dell’immenso campo di impegno per il risveglio delle coscienze è fuor di dubbio prezioso ogni contributo, da quello etico-giuridico, a quello scientifico e sociale; da quello morale e pastorale a quello solidale.
Di recente Papa Francesco ha sollecitato tutti con un appello pressante: «Non possiamo rassegnarci al declino della famiglia». Con la stessa forza di un altro monito, quando ha paragonato l’aborto procurato al lavoro di un sicario nell’ombra e, prima ancora, all’inizio del suo pontificato, quando ha invitato a intravedere nel concepito il volto di Gesù. Dunque, ogni iniziativa volta a risvegliare la coscienza individuale e collettiva è sicuramente opportuna e preziosa. Il messaggio di “Cuore che batte”, così evocativo da ogni punto di vista (fisico, affettivo, spirituale, culturale, iconografico) ha giustamente mosso gli animi e le organizzazioni, malgrado l’obbligatorietà per legge, forse improponibile e impercorribile sul piano costituzionale.
Il messaggio di “Cuore che batte” non può essere una sfida da vincere, ma un bene da condividere, offerto a ogni uomo di buona volontà. Può essere inoltre l’occasione per non dimenticare che un cuore che batte, batte innanzitutto nel profondo del cuore della madre: ma cosa succederebbe se bussando al cuore del padre, trovasse la risposta adeguata dal punto di vista di un amore che non può mancare e di un coraggio di cui il bambino necessita?
Se la Chiesa ha intrapreso il cammino di un sinodo universale sulla sinodalità per non disperdere nessuna risorsa nell’annuncio e nella promozione di un umanesimo solidale di giustizia e di pace, proteggere un cuore che batte da ogni rischio e pericolo è certamente la priorità, dove tutti possono contribuire con il meglio di sé.
Addenda
In Advm c‟è un aspetto sempre presente (nel 2018 abbiamo celebrato un convegno dal tema Nostalgia del volto di un padre a San Giovanni Rotondo sotto lo sguardo di San Pio da Pietrelcina) ma mai di fatto affrontato compiutamente.
In queste settimane segnate dalla proposta “Cuore che batte‟ è ritornato con tanta forza il mondo del padre con tutta la sua carica di ruoli e di affetti spesso negati di umiliazioni e frustrazioni per pregiudizi scontati e quasi mai verificati sul disinteresse e l’irresponsabilità del padre nell’atto del concepimento.
Alcuni anni fa, il cardinal Elio Sgreccia mi invitò a Collevalenza, dove lui si rifugiava nel tempo della calura romana, e discorrendo un mattino disse: «Vedi, la donna concepisce nel proprio corpo mentre l’uomo concepisce fuori dal proprio corpo e di conseguenza lei è innanzitutto indaffarata per ciò che cresce e ciò che questo le comporta intorno e che, ben che vada, assorbe tutte le sue energie».
Aggiunse che questo pensiero era già in Aristotele. «Il padre invece – continuò nel suo ragionamento – può continuare a fare nelle sue giornate ciò che faceva prima perché il figlio è tutto nella sua mente, cresce nella sua testa, lo immagina, lo tratteggia attraverso le proprie passioni intellettive, estetiche, attitudinali, persino sportive e professionali e come un altro ego fuori di sé, finché in un attimo che fisserà per sempre tutta la vita futura spunterà il concetto e la parola: mio figlio».
Proprio riflettendo su questi argomenti, nei giorni scorsi sono stato raggiunto da una chiamata del numero verde. Era un giovane papà che si è trovato di fronte al fatto compiuto dell’aborto, che ha interrotto la vita di suo figlio. Questo ha aperto nel suo cuore un dolore devastante che ha espresso con grande fatica ed emozioni, fra lunghe pause. Così ho colto in una rinnovata consapevolezza che la prevenzione e la tutela della vita nascente approderà a un rinnovamento della società quando il padre si riconoscerà e sarà riconosciuto nella sua primaria missione. Ma cosa succederebbe se bussando al cuore del padre, il cuore che batte trovasse la risposta adeguata dal punto di vista di un amore che non può mancare e di un coraggio di cui il bambino necessita?
don Maurizio Gagliardini